Corporate Identity – Ia puntata

Una “Corporate Identity” fortemente rappresentativa è un elemento importate per poter essere riconosciuti dal mercato: la costruzione di questa identità è alla portata di tutte le PMI o è un’opzione possibile solo alle grandi aziende?

Una “Corporate Identity” fortemente rappresentativa

Corporate Identity – Ia puntata

di Adriano Manzoni titolare della Leutman – Strategy Communication Consulting

a.manzoni@leutman.ch



Una “Corporate Identity” fortemente rappresentativa è un elemento importate per poter essere riconosciuti dal mercato: la costruzione di questa identità è alla portata di tutte le PMI o è un’opzione possibile solo alle grandi aziende?



Iniziamo con rispondere subito alla domanda: non solo è un’opzione che le piccole imprese possono cogliere ma è indispensabile che lo facciano se vogliono presidiare e sviluppare la loro quota di mercato.

Il primo rilievo, che in genere viene subito fatto, riguarda la possibilità per le piccole imprese di poter investire, non solo economicamente, ma anche con risorse umane, per lo sviluppo di tale progetto.


Ricerche di mercato, valutazioni tra valore percepito di un’azienda con una sviluppata “corporate identity” e il suo valore reale e … molto altro ancora, sono tutti studi che indubbiamente indurrebbero a pensare che tutto ciò è nelle possibilità di investimento solo di poche medie e grandi aziende.


Questo è solo parzialmente vero, e non tutto è sempre sostituibile con l’intuito, il buon senso e la buona volontà, ma le piccole aziende possono comunque procedere, se accompagnate in un percorso preciso da seri professionisti, ad analisi interne razionali, ad una pianificazione degli interventi a piccoli passi e ad un progressivo avvicinamento al mondo della comunicazione senz’altro alla portata dei propri budget e che porterà comunque a indubbi vantaggi.


Definiamo ora a grandi linee cosa s’intende con Corporate Identity e quale valore aggiunto è per un’impresa.


Negli ultimi anni gli adetti ai lavori sono portati a differenziare distintamente tra corporate identity, corporate image, corporate reputation e corporate brand.

Per un primo, e più concreto avvicinamento a queste tematiche, rivolgendosi in particolare alle piccole e medie imprese, è preferibile, a nostro avviso, accorpare queste “corporate” sotto l’unica voce di “corporate identity” mantenendo le varie specificità come elementi significativi e complementari l’uno all’altro ma da poter affrontare e approfondire in un secondo momento.


Avviare un progetto di “corporate identity” serve principalmente ad un’azienda per dar luogo a un processo di analisi  che possa far rispondere ad alcune “semplici” domande: chi siamo, cosa facciamo, come lo facciamo, come ci vediamo e come vorremmo essere visti dagli altri (principalmente dal mercato ma più in genere da tutti gli stakeholder)?

Una specie di seduta di auto-analisi che possa mettere in luce, al meglio, l’“io aziendale”.


Una persona priva di una propria personalità è spesso destinata ad un livello di anonimato elevato; se ciò può anche star bene per scelta personale a un singolo individuo, questo non è accettabile a livello aziendale/imprenditoriale (eccetto rarissime eccezioni) dove l’anonimato non permette di essere rilevati dal mercato o dal target d’interesse. Ciò vale sempre per le imprese economiche ma vale anche per quelle entità istituzionali, sociali o senza fine di lucro, che hanno uguale necessità e interesse a essere “conosciute e riconosciute”, anche se il loro scopo principale potrebbe non essere la classica “vendita di beni”.


Da chiarire subito: la “corporate identity” non è lo strumento che garantisce la maggior vendita di beni aziendali, anche se indubbiamente ne è una componente. Essa può, anzi deve garantire solo la maggior visibilità e la corretta identificazione che si vuol dare alla propria impresa.

Sono altri, e successivi, gli strumenti di comunicazione e marketing che possono incrementare il volume d’affari, ma tutti, in un modo o nell’altro, non possono prescindere da una realtà di “corporate identity” ben qualificata.


Questo significa che la “corporate identity” non è un bell’abito realizzato da creativi ed esperti di comunicazione che può essere indossato indistintamente da chiunque a prescindere dalle proprie caratteristiche personal!  Chi lo indossasse indiscriminatamente finirebbe, prima o poi, per sentirsi a disagio e a comportarsi goffamente; il pubblico, il target o il mercato di riferimento, se ne accorgerebbero.


La “corporate identity” è invece un abito creato su misura, che deve tener conto delle particolarità dell’azienda, cercando di accentuarne tutti i lati positivi (e correggerne eventuali difetti): più che indossato è un abito che va vissuto trasmettendogli un proprio stile.

L’Azienda deve sentirsi sicura e perfettamente in sintonia con la propria “corporate identity”: con i suoi colori e con il suo taglio, in esso deve sentirsi apprezzata, valorizzata, corteggiata e, ancor meglio, se un po’ invidiata dalla concorrenza.


Possiamo sostenere che gli elementi e le situazioni che vanno a costruire la “corporate identity” sono molteplici se non infinite. E’ come accompagnare un ragazzo nella sua fase di crescita cercando di dargli elementi utili per la formazione della propria personalità.

Ogni contesto e ogni nuovo evento vanno a completarne l’esperienza, e di conseguenza l’”identity” del soggetto.

E’ nostro compito riuscire a capirne i contesti, dandone ad ognuno un giusto valore, e indicare come muoversi, apparire, comunicare, correttamente con uniformità e personalità.

La realizzazione di una “corporate identity” non è mai finita perché, come nella vita di una persona ci sono sempre nuove esperienze e nuove situazioni a cui confrontarsi, così accade anche per la vita di un’impresa. Basta pensare a come negli ultimi anni si è passati da metodi di conoscenza fisica, corporale, materiale diretta (persone che incontrano persone) a metodi di conoscenza virtuali (es.: nickname con nickname) dietro ai quali molto spesso si celano profili e personalità lontanissime dal pseudonimo adottato.

Di conseguenza sta assumendo sempre più importanza il dialogo che le imprese intraprendono con il loro pubblico tramite i social network http://www.s2bmagazine.com/point-of-view/reportage/social-network-il-primo-mito-da-sfatare.html dove anche la percezione di “corporate identity” sta assumendo un’importanza fondamentale. Essendo un “mondo” ormai alla portata di tutti è molto importante, per le imprese di ogni livello, investire nella formazione delle risorse umane interne all’azienda, preparando più personale possibile ad un corretto e positivo modo di interfacciarsi a questa nuova realtà.


Da dove si comincia e come si costruisce nella pratica una “corporate identity”?

E quali sono gli strumenti per la sua gestione sia off che on line?


…continua nella IIa puntata


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